Sky vuole trasferirsi in Albania e Croazia

Sky vuole trasferirsi in Albania e Croazia -In agitazione i 1200 dipendenti di Sestu.

Lavoratori sul piede di guerra: l'azienda vuole trasferire all'estero anche le attività gestite attualmente nell'Isola dai dipendenti del call center Sky di Sestu.

Cgil, Cisl e Uil annunciano per lunedì uno sciopero nazionale dei lavoratori di Sky. La rottura tra sindacati e azienda arriva dopo numerose assemblee dei lavoratori Telecare di Sestu e dopo un incontro con l'amministratore delegato del gruppo per l'Italia, Tom Mockridge. Pur non parlando di licenziamenti, l'azienda conferma l'intenzione di proseguire con la politica di riduzione dei costi e lascia trasparire l'intenzione di ampliare la quota di lavoro dato all'esterno e la delocalizzazione delle attività di call center nei paesi dell'Est Europa.

IL CALL CENTER Il sito Sky di Sestu, con i suoi 1200 lavoratori assunti a tempo indeterminato, costituisce una delle più importanti realtà occupazionali dell'Isola e, dal punto di vista aziendale, il più grande insediamento in Italia. Gli impiegati si occupano del customer care, ossia l'assistenza ai clienti italiani tramite il call center, dell'assistenza tecnica e della gestione dei reclami. Altre 300 unità sono impiegate a Milano mentre a Roma è operativo il settore televisivo, giornalistico e cinematografico che inizierà lo sciopero domenica 22 maggio (a rischio le partite di serie A).

«Se fino a due anni fa l'azienda appaltava a call center esterni il 20 per cento del lavoro ora la percentuale è passata al 70 per cento», chiarisce Tonino Ortega, segretario generale di Uilcom Sardegna. In altre parole, una cospicua parte del traffico telefonico è già stata dirottata in Albania e Croazia. Da lì una parte degli operatori risponde agli oltre 5 milioni di clienti italiani che chiamano il numero verde Sky per avere qualsiasi tipo di informazione: dal mal funzionamento di decoder e parabole, a delucidazioni su fatture e abbonamenti.

LA PROTESTA «In questi paesi il costo del lavoro è di 2 euro all'ora a fronte dei 18 pagati agli addetti italiani», aggiunge il sindacalista della Uil evidenziando che la scelta dell'azienda mina l'attuale assetto societario e produttivo e non dà nessuna certezza sul mantenimento della sede cagliaritana e dei posti di lavoro. A questo proposito emerge un altro segnale che per i sindacati si aggiunge ai campanelli d'allarme già denunciati negli ultimi 18 mesi: l'attuale sede di Sestu, sulla strada statale 131, è obsoleta e non adatta al numero di addetti, per questo l'azienda aveva in programma la realizzazione del cosiddetto Villaggio Sky, progetto che, denuncia Ortega non ha ancora avuto seguito. Per i sindacati ce n'è quanto basta: e lo sciopero sarà un richiamo forte al rispetto del contratto collettivo nazionale, al ripensamento della politica degli appalti e delle esternalizzazioni, alla trasparenza aziendale su sedi e prospettive di sviluppo.

Carla Etzo


fonte http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/223606

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